Affitti brevi: cosa c’è da sapere

Affitti brevi

Con affitti brevi si intende contratti di locazione di durata inferiore ai trenta giorni e che dunque, visto il periodo di soggiorno limitato, non sono soggetti a registrazione del contratto presso l’Agenzia delle Entrate.

Vediamo nello specifico quali sono le caratteristiche e i benefici di questa tipologia di contratto.

Contratto affitti brevi, guida

Il contratto affitti brevi è profondamente mutato negli ultimi anni. Tutto ebbe inizio con l’introduzione del decreto legge n.50/2017 che, con l’emendamento della circolare n24/E dell’Agenzia delle Entrate, ha imposto la cedolare secca al 21% per tutti i contratti di locazione di durata inferiore ai 30 giorni, ammesso che non costituissero attività imprenditoriale.

Infatti, i contratti brevi devono essere stipulati da persone fisiche in maniera diretta o grazie all’aiuto di soggetti quali agenti immobiliari o piattaforme online che mettano in contatto locatore e potenziale acquirente.

È stato poi con il decreto 2019 che gli affitti brevi sono stati nuovamente rivoluzionati. Infatti, è con il “decreto crescita” che sono state introdotte ulteriori novità fiscali, tra cui il codice identificativo e l’eventuale comunicazione dei dati degli ospiti in questura, fatto soggetto al Decreto Sicurezza e il Decreto Sicurezza bis.

Tra le varie novità del Decreto Crescita riguardo gli affitti brevi, l’articolo 13 ha previsto diverse modifiche come ad esempio l’istituzione obbligatoria di una banca dati delle strutture ricettive presso il ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo.

Gli immobili e le strutture destinati a questa tipologia di contratto momentaneo devono essere tutti facilmente identificabili attraverso l’utilizzo di un codice alfanumerico, da utilizzare anche in tutte le fasi di comunicazione e sponsorizzazione inerenti all’offerta e promozione dei servizi disponibili.

Dunque, il codice di riconoscimento dovrà essere sempre pubblicato e facilmente reperibile. In caso contrario, si può incorrere in un’eventuale sanzione pecuniaria che va da un minimo di 500 euro a un massimo di 5.000 euro.

Per quanto riguarda i dati relativi alle persone momentaneamente risiedenti nelle strutture ricettive con un contratto breve, l’Agenzia delle Entrate si occuperà di fornire e trasmettere ai vari comuni le informazioni necessarie per monitorare le entrate e i contributi da pagare, obbligatori anche per eventuali portali telematici che fungono da intermediari tra locatori e acquirenti.

Contratto affitti brevi: quali sono le procedure

Il contratto affitti brevi per il 2020 non prevede grosse novità. L’affitto breve è un tema che interessa molte persone. Infatti, sono in tanti quelli che decidono di affittare una stanza o una seconda casa per renderla un alloggio vacanze.

L’affitto breve, rispetto a quello a lungo periodo, ha una serie di garanzie in più: infatti, permette di tenere sotto controllo la morosità bloccando subito la caparra, oltre al fatto che non necessita di registrazione del contratto. Questa tipologia di contratto è possibile solo in caso di immobili appartenenti alle categorie catastali da A1 a A11 o singole stanze.

Il proprietario dell’alloggio può dunque affittare i propri immobili o stanze come case vacanze senza dover registrare nulla presso l’Agenzia delle Entrate, a meno che il soggiorno non duri più di trenta giorni.

La caparra, che abbiamo precedentemente menzionato, in realtà non è obbligatoria per quanto riguarda questi casi. Più che altro è buona norma chiederla poiché si tratta di una garanzia preventiva per il locatore.

Tendenzialmente, la caparra richiesta è pari al 30% del saldo totale, ma può scendere o salire poiché non è regolata dalla legge. Il saldo completo da parte dell’inquilino deve essere pagato pochi giorni prima dell’arrivo all’alloggio o il giorno stesso.

Tassa affitti brevi: la cedolare secca nel 2020

Per la tassa affitti brevi, nel 2020 è possibile aderire alla cedolare secca, anche nel caso di singole stanze. L’adesione alla cedolare la si dichiara in fase di registrazione del contratto presso l’Agenzia delle Entrate o, visto che nel caso di questa tipologia d’affitto il contratto ha una durata inferiore ai trenta giorni, in fase di dichiarazione dei redditi.

Per questo tipo di contratto di locazione l’aliquota da applicare è il 21%, calcolata sul canone complessivo. In fase di dichiarazione dei redditi, le entrate vanno dichiarate come se fossero parte dei redditi fondiari e vanno registrate sotto questa voce.

Per quanto riguarda le tasse dovute al comune, ovvero l’IMU e la TASI, allora le regole cambiano in base alle casistiche. L’IMU, ad esempio, è dovuta sempre dal proprietario non solo sulla seconda casa, ma anche in caso di stanze singole nello stesso appartamento in cui il locatore risiede. A partire dal 2020 la TASI, ovvero la tassa che normalmente i proprietari di un secondo immobile devono obbligatoriamente pagare, verrà abolita per effetto della Legge di Bilancio 2020.

Dunque, questa tipologia d’affitto può essere realmente conveniente: non solo permette di risparmiare notevolmente sulle tasse e di monitorare i periodi di occupazione dell’alloggio, ma dà anche la possibilità di guadagnare qualcosa in più.

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