
Gli effetti del Covid si fanno sentire anche sul mercato immobiliare e con un impatto davvero significativo, colpendo maggiormente alcuni settori e privilegiandone altri.
Il mercato immobiliare ha risentito di una forte riduzione delle compravendite nel corso dei primi mesi del 2020 e non solo a livello nazionale, ma addirittura internazionale.
Solo nel milanese, nel primo trimestre del 2020 c’è stato un crollo del 19,3% per le abitazioni usate rispetto all’anno precedente. La situazione è paradossalmente opposta per quanto riguarda la vendita di immobili nuovi, rimasta stabile negli ultimi mesi.
Ma guardiamo nello specifico tutti gli effetti del Covid sul mercato immobiliare a livello nazionale e internazionale.
Gli effetti del Covid sul mercato immobiliare italiano
Il 2019, per il mercato immobiliare italiano, si è chiuso con un fatturato di circa 130 miliardi di euro, con una crescita del 3,9% rispetto al 2018, nonostante la grande debolezza del mercato, ovvero il settore residenziale che, anche se la domanda in crescita, non riesce a riprendersi a causa della bassa qualità delle offerte, eccetto in poche aree dove il trend è positivo.
Negli ultimi anni, chi ha investito nel mercato immobiliare lo ha fatto soprattutto con una prospettiva di guadagno dovuta all’affitto turistico, commerciale e, nelle grandi città universitarie, all’affitto dedicato agli studenti.
In particolare, gli affitti turistici e studenteschi sono particolarmente vantaggiosi anche grazie alle buone entrate e alle tempistiche brevi per rientrare in possesso dell’immobile in caso di annullamento del contratto o di altre problematiche sorte.
Inutile dire che il Covid abbia stravolto gli scenari sconvolgendo il mercato immobiliare e colpendolo duramente, con effetti che sicuramente si protrarranno a lungo.
Il Coronavirus ha letteralmente spopolato le città svuotandole dei turisti e mandando a casa gli studenti fuori sede, che hanno seguito le lezioni principalmente da casa facendo saltare un gran numero di contratti, così come molti professionisti hanno abbandonato gli uffici per prediligere lo smart working. Si conta che ad agosto 2020 la disponibilità di stanze per studenti e lavoratori è aumentata del 149% rispetto al 2019.
Chiaramente, sono state le grandi città universitarie a risentire maggiormente degli effetti del lockdown. Un esempio lampante è Bologna, città che da qualche anno può vantare un’enorme quantità di contratti d’affitto di tipo studentesco.
La perdita si aggira attorno all’80%. Peggio ancora, però, la situazione per grandi città come Milano e Napoli. In queste città, le stanze disponibili sono arrivate ad essere addirittura del 290% in più rispetto al 2019.
In generale, tutti i settori registrano un calo del fatturato del 18%, stima basata sui mesi di lockdown e sulla partenza a rilento.
Cosa aspettarsi in Italia per il prossimo anno?
A causa del Covid, le richieste in ambito immobiliare da parte degli acquirenti sono cambiate.
Le opzioni più in voga sono sicuramente le soluzioni immobiliari con ampi spazi verdi o con bei balconi con spazi adatti allo smartworking per far fronte a un eventuale lockdown o ai nuovi ritmi lavorativi che potrebbero profilarsi a seguito dell’emergenza Covid.
Per quanto riguarda le vendite, l’ideale sarebbe vendere l’immobile a un prezzo leggermente ridotto e farlo nel minor tempo possibile. Eventualmente, se si vuole affittare, è possibile ripensare gli spazi destinandoli ai lavoratori precari, magari adibendoli a locali destinati allo svolgimento dello smartworking o per seguire lezioni online, chiaramente con tutti i servizi essenziali allo svolgimento di queste attività.
Gli effetti del Covid sugli scenari immobiliari internazionali
Anche il settore immobiliare europeo è stato duramente colpito dal Covid. Le prime previsioni sugli scenari Immobiliari europei nel 2020 indicano un calo del fatturato al di sotto dei mille miliardi di euro per oltre 28 paesi europei, mentre il calo risulta meno sentito in Francia, Germania, Inghilterra, Italia e Spagna, con un decremento pari al 14,1% rispetto al 18,1% degli altri Paesi.
Ma nessun respiro di sollievo, il nostro mercato può ancora crollare drasticamente. In particolare, ciò che preoccupa sono soprattutto i volumi di scambio, notevolmente ridotti a causa del lockdown e della lenta risalita.
Ciò che è probabile è una sorta di rimbalzo nel corso del 2021, pur non trattandosi di una previsione certa. Infatti, le variabili che condizionano l’andamento del mercato sono numerose, non sempre prevedibili e decisamente instabili.
Un ulteriore lockdown, così come per il 2020, potrebbe essere un anno perduto per il settore turistico e alberghiero mentre, grazie alla crescita dell’e-commerce, la logistica potrebbe godere di un’ulteriore spinta.
Il residenziale potrebbe vivere ancora un periodo di crisi, così come il settore degli uffici, duramente colpito a causa del crollo di numerose attività.
A livello europeo, il mercato degli uffici nel 2019 ha registrato solo un lieve calo del 2,7% in termini di assorbimento degli spazi, rimanendo comunque al di sopra della media e ancora oggi in fase positiva, nonostante la grigia situazione della maggior parte dei Paesi europei. Buone performance a Roma, Milano, Bruxelles, Barcellona e Lione.
Il mercato immobiliare retail ha mantenuto invece una domanda vivace e dinamica, soprattutto per quanto riguarda i canoni di locazione di lusso a Parigi, Londra e Milano.
Nel caso degli affitti secondari, le medie europee si riducono di molto, andando al di sotto dei 1000 euro al metro quadro mensili. In questo caso, le medie più alte, si registrano sempre a Londra e a Parigi, ma anche a Milano, Roma, Vienna, Monaco e Dublino, essendo tutte al di sopra dei trecento euro al metro quadro, con rendimenti stabili nel 2019.
E negli Stati Uniti?
Se negli Stati Uniti il mercato nazionale è in crescita, è anche vero che a New York il mercato immobiliare è in crisi. A luglio, il volume delle vendite è cresciuto dell’8,7% con aumento dei prezzi del 4,3%, sintomo positivo.
A New York, però, è crisi nera, in particolare a Manhattan, dove il volume della compravendita è calato a luglio del 37% su base annuale e le case sono state vendute con uno sconto del 10% sul prezzo di partenza. Stesso discorso per gli affitti: oltre il 35% delle case sono state affittate con uno sconto sul prezzo iniziale.
Al contrario, nelle città fuori New York i numeri sono ottimi, registrando addirittura aumentati del 186%. Il fenomeno di Manhattan potrebbe dunque essere legato al desiderio di molti cittadini benestanti di allontanarsi dal centro città, caotico e affollato.
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