Guida al fotovoltaico domestico

Guida al fotovoltaico domestico: fa risparmiare e rende più del 10% annuo

 

Una breve guida su tutto quello che c’è da sapere sugli impianti fotovoltaici “residenziali“, perché installare un impianto fotovoltaico con le regole attuali, anche senza gli incentivi degli anni scorsi, conviene. Vediamo perché.
Un impianto su un tetto abbastanza grande e ben esposto al sole permette interessanti risparmi sulla bolletta elettrica. Pensato come un investimento, l’impianto fotovoltaico domestico offre dei rendimenti nella maggior parte dei casi maggiori del 10% annuo. Questo è possibile perché la tecnologia oggi costa molto meno e gli impianti fotovoltaici residenziali godono di IVA agevolata al 10% e detrazioni fiscali al 50%, confermate anche per il 2016.  L’autoconsumo permette un notevole risparmio sulla bolletta, che può essere incrementato accumulando l’energia prodotta dall’impianto per poi usarla quando serve e con lo scambio sul posto si ha la possibilità di guadagnare qualcosa dalla vendita delle eccedenze di energia prodotta. Poiché il costo è comunque ancora rilevante (si parte da circa 6000 euro) è necessaria un’analisi preliminare di fattibilità e redditività basata su consumi e produzione effettivi ponderando alternative.

Cosa si intende per fotovoltaico residenziale?

Quando si sente parlare di fotovoltaico residenziale si intende la produzione di energia elettrica direttamente in casa del consumatore, possiamo definirla energia “a chilometro zero”. Un sistema di questo tipo produce energia da fonti rinnovabili e la consuma un solo utente senza utilizzare la rete distributiva.  L’energia prodotta è a costo quasi zero perché una volta pagato l’impianto non ci sono altri costi, oneri o accise. Un impianto fotovoltaico residenziale può essere realizzato da chiunque possegga un’abitazione con un tetto o uno spazio sufficiente: casa singola, porzione di bifamiliare, appartamento in un condominio. Nel caso di appartamento in un condominio è possibile utilizzare oltre agli spazi privati una porzione degli spazi comuni (solitamente il tetto), nel rispetto della legge sulla comunione. Le necessarie autorizzazioni per la costruzione dell’impianto devono essere richieste al Comune. Bisogna però verificare che lo spazio in cui si vuole realizzare l’impianto non sia soggetto a vincoli paesaggistici o a tutela di centri storici, beni artistici e dimore di pregio. In caso di appartamenti in un condominio o impianto condominiale, andranno rispettati anche le leggi e i regolamenti condominiali.

Quanti metri quadri di pannelli per ogni KW

Il tetto ideale ha un’esposizione a sud, libera da ombreggiature derivanti da edifici, infrastrutture, alberi o altri rilievi; anche altre esposizioni non troppo distanti da questa possono andare bene anche se con un minor rendimento dell’impianto (circa il 20-25%). La migliore inclinazione dei pannelli va dai 32° di Siracusa ai 38° di Bolzano e se necessario si utilizzano specifici supporti per orientarli al meglio.  La superficie necessaria dipende dalla capacità dell’impianto; in genere servono circa 8 mq per ogni KW di potenza installato, che arrivano a 10-12 mq in caso di tetto piano, per garantire la giusta distanza tra i pannelli inclinati verso il sole.

Autoconsumo immediato o differito e scambio sul posto: quali differenze?

Quando c’è una produzione sufficiente, l’energia viene utilizzata direttamente e si parla di autoconsumo immediato; l’energia in eccesso se sono presenti dei sistemi di accumulo, viene accumulata per essere usata in un secondo momento o in alternativa può essere immessa in rete e venduta. Quando la produzione è insufficiente o nulla, si consuma se possibile l’energia accumulata quindi autoconsumo differito, altrimenti si acquista l’energia mancante dalla rete. Lo scambio sul posto (SSP) è il meccanismo che consente di immettere in rete e vendere l’energia elettrica prodotta da un impianto fotovoltaico ma non immediatamente consumata o accumulata, per poi prelevare energia dalla rete quando serve. Si applica a tutti gli impianti fino a 500 KW, quindi anche a quelli residenziali.

C’era una volta il “Conto Energia”…

Anche se oggi non si può più parlare d’incentivi, chi decide di installare un impianto fotovoltaico per uso domestico può comunque contare sull’IVA agevolata al 10% e sulla possibilità di detrazione fiscale (IRPEF) del 50% in 10 anni sul costo complessivo dell’impianto, dimezzando in pratica le spese sostenute. La detrazione è applicabile a tutti i costi di realizzazione esposti in fattura, compresi progetto, installazione, materiali e IVA; il rimborso è con rate uguali annuali, per 10 anni. Ad esempio un impianto da 4,5KW, il cui costo può aggirarsi intorno ai 10mila euro, si recuperano come risparmio fiscale 5mila in 10 rate di 500 euro l’anno.

Il miglior impianto fotovoltaico

Ottenere il “miglior” impianto fotovoltaico è una questione di equilibrio tra energia prodotta, accumulata e scambiata con la rete ed energia consumata in funzione delle proprie abitudini. Stabilire il corretto mix significa massimizzare il proprio risparmio in bolletta ed il tempo di rientro dell’investimento. Le due variabili su cui si può agire sono la produzione e, attraverso l’accumulo, l’autoconsumo. Se ad esempio la produzione è sufficientemente grande da coprire l’autoconsumo immediato e la capacità di accumulo ma non l’intero consumo finale, nello scambio con la rete vi saranno sia una componente di acquisto che una di vendita. Questa è una situazione comune in quanto il tipico utente residenziale medio, con il solo autoconsumo immediato, riesce a sfruttare dal 20% al 40% dell’energia prodotta, ed anche aggiungendo una batteria opportunamente dimensionata si può raggiungere al massimo il 60-70%. Insomma, il miglior impianto parte dalla progettazione che deve prevedere il giusto mix tra produzione, consumi e scambio.

I tempi di ritorno dell’investimento

Il tempo di ritorno dell’investimento accettabile per una famiglia (valutato di 6-7 anni) si raggiunge sicuramente utilizzando lo scambio sul posto, con o senza accumulo, con un guadagno cumulato (già al netto del costo d’impianto e della manutenzione) che può andare dagli 9.000 ai 10.000 euro nei 20 anni ed un tasso di rendimento dell’investimento maggiore del 12-13%, di gran lunga superiore alla maggior parte delle forme di investimento. L’impianto con accumulo è più flessibile rispetto alle varie situazioni in cui ci si trova ad operare e può permettere di evitare le pratiche dello scambio sul posto. Anche se le detrazioni e lo scambio sul posto non fossero più utilizzabili, un impianto fotovoltaico produrrebbe comunque un guadagno economico (di qualche migliaio di euro nei 20 anni) ma si ammortizzerebbe in un tempo molto lungo di 17-20 anni. Siamo oramai in situazione chiamata “grid parity” e cioè in un mercato dove il costo dell’energia prodotta dal fotovoltaico ha lo stesso prezzo dell’energia tradizionale, il che ci fa capire che la strada è quella giusta e i tempi maturi.

E la manutenzione?

La manutenzione di un impianto fotovoltaico ha in genere un costo basso. Nonostante ciò occorre considerare che il normale ciclo di vita degli apparati elettrici (inverter, batteria etc.) è in genere minore della durata dell’intero impianto e quindi occorre pianificare almeno uno o due sostituzioni degli apparati durante i 20 anni classici su cui si valutano gli impianti fotovoltaici. Nel caso dei pannelli sporchi o coperti è essenziale procedere alla pulizia, che può essere fatta personalmente (ci sono in commercio kit specifici di pulizia ma dipende dall’accessibilità dell’impianto) oppure avvalendosi di specialisti. La pulizia andrebbe eseguita almeno una volta l’anno prima del periodo di massimo irraggiamento, in primavera. La manutenzione è in genere un servizio offerto dall’azienda che ha installato l’impianto.