In molti si staranno chiedendo come funzionano le tasse sulla casa nel 2019 e in quale modo comportarsi nel caso in cui si avessero una o più case, per capire quali potrebbero essere le eventuali tassazioni.
Innanzitutto, è bene precisare cos’è la IUC, ovvero l’Imposta Comunale Unica, introdotta dalla legge n.147/2013. La IUC è composta da tre tipi di tasse sulla casa da pagare: l’Imu, la Tari e la Tasi.
L’Imu, ovvero l’Imposta Municipale Unica, è una tassa patrimoniale che viene incassata dai comuni e che si paga su tutti gli immobili esclusa l’abitazione principale in cui vive il proprietario.
L’Imu, che viene periodicamente modificata, fa parte dal 2014 dell’Imposta Comunale Unica. Nello stesso anno, è stata definitivamente abolita per le abitazioni principali, cioè quelle dove si ha la residenza.
L’Imu deve però essere versata dai proprietari di abitazioni principali di lusso come residenze signorili, ville o palazzi di pregio (ovvero le categorie catastali A1, A8 e A9), ma anche da chi possiede ulteriori case, negozi, uffici, capannoni o altri tipi di locale.
Pagano l’Imu anche coloro che hanno un diritto sull’immobile, oltre a chi ha eventuali terreni edificabili o agricoli. Ma come va calcolato l’Imu? In sintesi, si prende in considerazione la rendita catastale rivalutata del 5%, il cui dato verrà poi moltiplicato per il coefficiente corrispondente alla tipologia di immobile in oggetto e, sul valore ottenuto, si andrà ad applicare l’aliquota.
Anche la Tasi, come l’Imu, fa parte della Iuc ed è la Tassa sui servizi indivisibili. Incassata dai Comuni, si tratta di una tassa che colpisce tutti gli immobili, prime proprietà incluse, e deve essere pagata dai proprietari e dagli affittuari (per questi ultimi in una proporzione che va dal 10 al 30%).
Anche per il calcolo della Tasi valgono le stesse regole dell’Imu, sul cui valore viene poi applicata un’aliquota dell’1 per mille, facendo in modo, per la percentuale massima, che la somma di Imu e Tasi non superi il 10,6 per mille. Eventualmente, il Comune di residenza potrà poi applicare uno 0,8 per mille in più nel caso in cui fosse necessario finanziare eventuali aiuti fiscali sulla prima casa.
Come l’Imu, la Tasi si versa in due rate: la seconda, per il 2019, è da pagare entro il 16 dicembre, effettuando un pagamento tramite modello F24 o con bollettino postale.
Per quanto riguarda la TARI, invece, si tratta della tassa destinata a finanziare i costi di raccolta e smaltimento dei rifiuti.
La tariffa prevede la copertura di tutte le spese inerenti i rifiuti urbani. È anche vero, però, che i Comuni possono variare la tariffa in base alla quantità e tipologia di rifiuti prodotti per unità di superficie.
La TARI è a carico del proprietario dell’immobile e la divisione in rate e le scadenze di pagamento vengono decise dai Comuni, che provvedono a inviare i bollettini di pagamento.
Tasse sulla prima casa
Quando si acquista un appartamento è necessario capire subito quali tasse si pagano sulla prima casa. Innanzitutto, è bene sapere che, per le tasse sulla prima casa, la prima la si paga al momento dell’acquisto, con la tassazione “una tantum” dell’atto di compravendita stipulato davanti al notaio. Altre tasse, invece, vengono stipulate ogni anno sotto forma di imposte sulla casa.
Per le tasse sulla prima casa c’è una riduzione, il cosiddetto bonus prima casa, che consente di risparmiare sulle spese collegate al rogito. In particolare, l’imposta di registro sarà al 2%, l’imposta ipotecaria di 50 euro e quella catastale di altri 50 euro.
Nel caso in cui il venditore dovesse essere un ente soggetto a Iva, l’acquirente sarà tenuto a pagare l’Iva del 10% (o del 22% se l’immobile appartiene alle categorie catastali A/1, A/8 o A/9), l’imposta di registro di 200 euro, l’imposta ipotecaria di 200 euro e quella catastale di 200 euro.
Il concetto di «prima casa», però, deve rispettare determinate condizioni. In particolare, l’immobile non deve appartenere alle categorie catastali A1, A8 e A9, ovvero quelle di lusso.
La residenza del contribuente, inoltre, deve essere sotto lo stesso Comune di cui fa parte l’immobile acquistato e il contribuente non deve essere proprietario di altri immobili ad uso abitativo nello stesso Comune, né di un immobile per il quale ha già usufruito del bonus casa.
Detto ciò, per quanto riguarda le tasse sulla prima casa, anche in questo caso sono obbligatorie l’IMU e la TASI e seguono una tassazione agevolata se collegate all’abitazione principale.
Tasse sulla seconda casa
Per quanto riguarda le tasse sulla seconda casa, l’Imposta di registro è il 9%, da calcolare sulla rendita catastale. L’Imposta ipotecaria e quella catastale, come nel caso delle tasse sulla prima casa, sono di cinquanta euro ciascuna.
L’imposta di registro, però, si aggirerà intorno al 7%. In caso di acquisto da costruttori edili soggetti ad IVA, bisognerà pagare il 10% di iva (22% per immobili di lusso), mentre per le altre imposte la quota fissa sarà di 200 euro.
La rendita catastale, per fare un ipotetico primo calcolo di passaggio di proprietà, la si può sapere facilmente facendo una visura catastale dell’immobile o chiedendo direttamente al venditore. La seconda casa viene interessata da IRPEF, IMU, TASI e Tari.
Ulteriore precisazione che possiamo dare è come funziona la TASI nel caso della locazione. Qui l’imposta risulta dovuta nel caso in cui l’affitto ha avuto una durata superiore a 6 mesi. In caso contrario non matura il dovere dell’inquilino al pagamento della quota TASI (in genere 10% o 30% della TASI totale a seconda delle delibere comunali).
Altre tasse sulla casa: la Cedolare secca e la Tassa di Scopo
Oltre alle tasse sulla casa sopra elencate, ci possono essere altri tipi di imposta che dipendono dal contratto o dal comune. Ma vediamoli insieme. La cedolare secca è l’imposta che sostituisce l’Irpef, l’imposta di registro e l’imposta di bollo.
Si tratta di una tassazione facoltativa il cui importo è del 21 per cento sui redditi di locazione con canone libero e 15 per cento con canone concordato. Tale imposta si calcola aggiungendo un’aliquota del 21% sul canone di locazione lordo annuo, se il contratto è a canone libero, oppure un’aliquota del 10% in caso di canone concordato.
I contratti di locazione con cedolare secca non devono pagare l’imposta di registro né quella di bollo, normalmente obbligatorie per la registrazione dei contratti, e si è esenti dall’obbligo di imposta per l’ipotetica cessione.
Altro eventuale contributo può essere l’Iscop, l’imposta di scopo, che consente ai Comuni di richiedere ai cittadini un contributo perla realizzazione di scopi specifici, come ad esempio un’opera pubblica.
Per l’Iscop si applica l’aliquota Imu agli immobili per un massimo di dieci anni, cifra che viene poi restituita dai comuni nel caso in cui la costruzione non fosse ancora iniziata entro i primi due anni.
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